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mercoledì 5 febbraio 2020

PASSEGGIATE PIGRE: Huay Keaw waterfall loop - LAZY WALKS

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Io sono una persona pigra ma devo costringermi a fare un minimo sindacale di attività fisica. Michela Murgia sosteneva che come cristiana aveva difficoltà ad accettare l'idea di frequentare una palestra perchè da credente attribuiva un valore particolare al "sudore della fronte"... Questo per giustificare il fatto che io preferisca andare a fare delle passeggiate alla pratica ginnica a pagamento. Pero' non sono in grado di avventurarmi in percorsi di trekking più o meno avventurosi e così cammino lungo percorsi già battuti possibilmente pavimentati e preferibilmente in piano, in sintesi delle "passeggiate pigre".  Il primo percorso che vi racconto è un loop che ha come punto di partenza e di arrivo l'ingresso della Huay Keaw waterfall, una cascata d'acqua che si trova alla base del Doi Suthep e che in questo periodo ha una scarsa portata d'acqua. L'ingresso si puo' raggiungere in motorino che potete tranquillamente lasciare nel parcheggio. Una volta arrivati di fronte alla cascata potete attraversare il ponte sulla sinistra e proseguire sempre a sinistra, evitando di arrampicarvi sul ripido lato destro della cascata. Seguendo il sentiero pavimentato con dei tavoloni in cemento andate verso destra e trovate un prima rampa di scalini e poi un tratto più ripido e scivoloso a causa del terreno un po' farinoso. Potete anche affacciarvi per ammirare il salto della cascata. Quindi giungerete ad un bivio, a destra il sentiero è in pianura e porta rapidamente alla strada principale. In realtà non l'ho mai percorso fino in fondo in quanto diventa molto stretto e a destra c'è il vuoto... Quindi al bivio, secondo il mio percorso, si va a sinistra fino a raggiungere una sorta di grotta aperta, costeggiando il corso d'acqua.

Qui ci si troverà poi di fronte ad un piccolo salto. Volendo si puo' proseguire dentro il letto del torrente ma ovviamente è un po' scivoloso.
Io proseguo sulla sinistra inoltrandomi nel bosco. Per un po' il sentiero ha ancora dei tavoloni in cemento ma proseguendo sempre mantenendo la sinistra si trova una salita molto ripida e di nuovo con terreno farinoso e secco.
Confesso che per qualche tratto mi sono aiutata con le mani, continuando a chiedermi perchè stessi facendo una fatica del genere. Pero' poi sono stata presa da un irrazionale senso di soddisfazione quando sono sbucata su Siriwichay Alley, la strada principale per salire al Doi Suthep. A questo punto ho ripreso la direzione in discesa per ritornare al punto di partenza. In tutto sono 5,03km con un dislivello di 196 metri. Lungo il percorso potete ammirare la vista panoramica di Chiang Mai da diverse posizioni, ma soprattutto camminerete all'interno della foresta sulle pendici dell'ultimo tratto del complesso montuoso dell'Himalaya...

Niente di meglio per rilassarvi e trovare ispirazione per la meditazione: il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me.


[ENGLISH VERSION]
I'm a lazy person, but I have to force myself to do a little union activity. Michela Murgia maintained that as a Christian she had difficulty accepting the idea of attending a gym because as a believer she attributed a particular value to the "sweat of the forehead"... This is to justify the fact that I prefer to go for walks to the gym for a fee. But I am not able to venture into more or less adventurous trekking routes and so I walk along routes already beaten possibly paved and preferably flat, in summary of the "lazy walks".  The first route that I tell you about is a loop that has as its starting and arrival point the entrance of the Huay Keaw waterfall, a waterfall that is located at the base of the Doi Suthep and that in this period has a low water flow. The entrance can be reached by motorbike, which you can easily leave in the parking lot. Once in front of the waterfall you can cross the bridge on the left and continue to the left, avoiding climbing the steep right side of the waterfall. Following the path paved with concrete planks go to the right and you will find a first ramp of steps and then a steep and slippery tract due to the slightly floury ground. You can also look out to admire the waterfall jump. Then you will reach a fork, on the right the path is on the plain and leads quickly to the main road. Actually, I have never walked all the way as it becomes very narrow and on the right there is a void... So at the fork, according to my route, you go to the left until you reach a sort of open cave, skirting the watercourse.
Here you will then find yourself in front of a small jump. If you want you can continue inside the bed of the stream but obviously it's a bit slippery.
I'll continue on the left going into the woods. For a while 'the path still has some concrete planks but continuing always keeping to the left you will find a very steep climb and again with dry and floury ground.
I confess that for a few stretches I helped myself with my hands, continuing to wonder why I was doing such a hard work. But then I was taken by an irrational sense of satisfaction when I came across Siriwinchay Alley, the main road up to the Doi Suthep. At this point I took the downhill direction back to the starting point. In all it's 5.03km with an altitude difference of 196 meters. Along the way you can admire the panoramic view of Chiang Mai from different positions, but above all you will walk inside the forest on the slopes of the last part of the Himalayan mountain complex...
There is nothing better to relax and find inspiration for meditation: the starry sky above me, the moral law within me.

mercoledì 16 ottobre 2019

IL TEMPIO THAI - BREVI E APPROSSIMATIVE INFORMAZIONI PER NON FARE BRUTTA FIGURA - THE THAI TEMPLE - SHORT AND APPROXIMATE INFORMATION TO MAKE A GOOD IMPRESSION

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Per chi è nato e cresciuto in una realtà occidentale, prevalentemente di cultura cristiana, magari anche di corrente cattolica, è sicuramente difficile decodificare tuttto quello che è presente all'interno di un tempio thailandese. Sicuramente siamo portati a fare una grande confusione soprattutto perchè ci troviamo costretti a descrivere con il nostro vocabolario quello che vediamo e che spesso non ha una corrispondenza nella nostra cultura.

Prima di proseguire devo fare una breve premessa. Quando ero una giovane studentessa di Storia Medievale, come tutti i colleghi di studi, ero consapevole che si poteva incorrere in una bocciatura nel caso avessimo usato in modo erroneo i termini monastero e convento o confuso i loro abitanti appunto monaci e monache o frati e suore. Nel senso che i monaci abitano nei monasteri che seguono regole più o meno rigide di clausura, mentre i frati e le suore abitano nei conventi e non sono in clausura. Tutto questo per dire che quando parliamo di monaci e monasteri buddisti secondo me utilizziamo termini sbagliati perchè in realtà la loro regola è più simile a quella dei nostri frati. Ma essendo ormai così diffuso tale errore mi adeguero' anche io all'uso corrente e nel descrivere le strutture conventuali buddiste e i loro abitanti utilizzero' i termini monasteri e monaci.


Un tempio buddista è sempre costituito da più edifici, alcuni dedicati al culto e altri ad alloggiare i monaci. Una certa importanza è data all'ingresso del compound del tempio. A volte si tratta di lunghe scalinate, i cui lati sono protetti da figure mitologiche, Naga, draghi, e altri. 
 


Altre volte l'ingresso è un arco sormontato da un vero e proprio edificio in miniatura definito prasat. In ogni caso deve essere ben delineato  il passaggio dal mondo laico allo spazio sacro, quest'ultimo è protetto dai mostri posti ai lati dell'ingresso per impedire ai demoni di entrare. E' noto infatti che i templi sono off-limits per i fantasmi.

Una volta entrati nel tempio di solito troviamo almento tre edifici: la wihan (sala dell'assemblea), la bot o ubosot (sala delle ordinazioni) e lo stupa (sacrario).



WIHAN
La wihan è l'edificio dedicato alla maggior parte delle funzioni che si svolgono all'interno del tempio, preghiere, canti e letture, assemblee della comunità e interazioni tra monaci e fedeli in occasione di particolari festività, quando vengono pronunciati dei sermoni. All'interno di un tempio possiamo trovare anche più wihan di diverse dimensioni. 
Tale edificio è costruito lungo un asse est-ovest in modo che la facciata sia rivolta verso il sole nascente.
La wihan simboleggia l'imbarcazione sacra che attraversa l'oceano del Samsara (il ciclo infinito delle rinascite). 
BOT O UBOSOT




La bot o ubosot è molto simile alla wihan, ma è sempre singola. Nel nord della Thailandia spesso è più piccola,  collocata dietro e sulla sinistra rispetto alla wihan. Questo edificio è utilizzato per le ordinazioni dei monaci e per ogni rito riguardante la diciplina monastica. A volte la bot può essere chiusa, in particolare nelle aree rurali, in alcuni casi l'ingresso è comunque vietato alle donne o ai laici.

La sala delle ordinazioni è riconoscibile da otto elementi in pietra (bai sema), posti al livello del terreno per delemitare l'area sacra nei suoi punti cardinali e sub-cardinali, in corrispondenza sono seppellite delle sfere in pietra rivestite di foglie d'oro (luk nimit), una nona sfera è sepolta al centro della bot. Nessuno devono camminare o puntare i propri piedi sopra una luk nimit.


STUPA (CHEDI)

La terza immancabile struttura è lo stupa o chedi, monumento commemorativo del Buddha. Simbolizza il Monte Meru, centro cosmico dell'universo buddista.
Lo stupa centrale è la struttura più importante del tempio, nel caso contenga una reliquia del Buddha il tempio acquisisce il titolo phra that, nel nord sono poco più di venti i templi con questo titolo, il pù noto è sicuramente il wat phratat doi suthep sulla montagna che domina Chiang Mai.




















[ENGLISH VERSION]
For those who were born and raised in a western reality, mainly of Christian culture, perhaps also of Catholic current, it is certainly difficult to decode everything that is present within a Thai temple. Surely we are led to make a great deal of confusion, especially because we are forced to describe with our vocabulary what we see and often does not have a correspondence in our culture.

Before continuing I must briefly give an introduction. When I was a young student of Medieval History, like all colleagues of studies, I was aware that we could have a failure if we used the terms monastery and convent incorrectly or confused their inhabitants precisely monks and nuns or monks and nuns. In the sense that the monks live in monasteries that follow more or less strict rules of clausura, while the friars and nuns live in the convents and are not in clausura. All this to say that when we speak of Buddhist monks and monasteries in my opinion we use the wrong terms because in reality their rule is more similar to that of our friars. But since this error is now so widespread, I too will adapt to current use and in describing Buddhist convent structures and their inhabitants will use the terms monasteries and monks.

A Buddhist temple is always made up of several buildings, some dedicated to worship and others to house the monks. A particular importance is given to the entrance of the temple compound. Sometimes they are long staircases, whose sides are protected by mythological figures, Naga, dragons, and others.

Other times the entrance is an arch surmounted by a real miniature building called prasat. In any case, the passage from the secular world to the sacred space must be well defined, the latter is protected by the monsters placed at the sides of the entrance to prevent demons from entering. It is well known that temples are off-limits to ghosts.

Once in the temple we usually find at least three buildings: the wihan (assembly hall), the bot or ubosot (ordination hall) and the stupa (shrine).

WIHAN

The wihan is the building dedicated to most of the functions that take place within the temple, prayers, songs and readings, community assemblies and interactions between monks and faithful during particular holidays, when sermons are given. Inside a temple we can also find several wihans of different sizes.
This building is built along an east-west axis so that the facade faces the rising sun.
The wihan symbolizes the sacred boat that crosses the ocean of Samsara (the endless cycle of rebirths).

BOT OR UBOSOT
The bot or ubosot is very similar to the wihan, but it is always single. In northern Thailand it is often smaller, located behind and to the left of the wihan. This building is used for the ordination of monks and for any ritual concerning monastic discipline. Sometimes the bot can be closed, especially in rural areas, in some cases the entrance is however forbidden to women or lay people.

The ordination room is recognizable by eight stone elements (bai sema), placed at ground level to delimit the sacred area in its cardinal and sub-cardinal points, in correspondence are buried stone spheres covered with gold leaves (luk nimit), a ninth sphere is buried in the center of the bot. No one should walk or point their feet at a luk nimit.

STUPA

The third structure that is not to be missed is the stupa or chedi, a memorial to the Buddha. It symbolizes Mount Meru, the cosmic center of the Buddhist universe.
The central stupa is the most important structure of the temple, in case it contains a relic of the Buddha the temple acquires the title phra that, in the north there are just over twenty temples with this title, the best known is definitely the wat phratat doi suthep on the mountain that dominates Chiang Mai.

venerdì 12 luglio 2019

WAT PHRATAT DOI SAKET


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Mentre andavo a Chiang Rai il mese scorso mi sono resa conto che in quasi sei anni non ero mai stata a visitare il Wat Phratat Doi Saket, poco fuori Chiang Mai.

Ho deciso così di colmare questa lacuna. 

Il tempio sorge in cima ad una collina ad est della città. Caratterizzato da un Buddha gigante in posizione seduta e visibile anche dalla strada sottostante e da un alto chedi dorato.





Ha una origine antica, sembra sia stato fondato nel 1112 e ha un suo mito fondativo. In base alla leggenda Buddha, mentre si trovava per un breve soggiorno sul Doi Saket, ricevette la visita di un Naga e gli offrì i suoi capelli a scopo di culto prima di andarsene. Per conservare come reliquia i capelli venne così costruito il chedi ricoperto d'oro.

Nonostante la fondazione sia così antica non mancano, come in tutti i templi thai, apporti e costruzioni di recente fattura. Ma una caratteristica unica del Wat Phratat Doi Saket è che i dipinti interni del tempio sono di epoca moderna, opera dell'artista Chaiwat Wannanon, purtroppo in rete non sono riuscita a trovare nessuna notizia significativa circa la sua vita e le sue opere. Ma nelle descrizioni del tempio si dice  che impiegò quattro anni a completare il ciclo, dal 1990 al 1994. I soggetti della sua opera sono quelli classici della spiritualità buddista ma reinterpretati in chiave moderna e con un uso dei colori che si distacca del tutto dalle pitture classiche che troviamo nei templi locali.

Un'altra caratteristica del tempio è che da qui si può godere una vista particolarmente bella della vallata dove è collocata Chiang Mai, fino al Doi Suthep e credo valga la pena fare una seconda visita al tramonto... Intanto ieri ho potuto seguire il temporale monsonico in tutto il suo percorso di attraversamento del lato nord della città dal Doi Suthep al Doi Saket. 







[ENGLISH VERSION]

On my way to Chiang Rai last month I realized that in almost six years I had never been to visit Wat Phratat Doi Saket, just outside Chiang Mai.

So I decided to fill this gap. 

The temple rises on top of a hill at the east of the city. Characterized by a giant Buddha in a sitting position and also visible from the road below and by a high golden chedi.

It has an ancient origin, it seems it was founded in 1112 and has its own founding myth. According to the legend, while Buddha was for a short stay on the Doi Saket, he was visited by a Naga and offered his hair for worship before leaving. To keep the hair as a relic, the chedi, covered in gold, was built.

Although the foundation is so ancient, as in all Thai temples, there is no lack of recent contributions and constructions. But a unique feature of Wat Phratat Doi Saket is that the interior paintings of the temple are from the modern era, the work of the artist Chaiwat Wannanon, unfortunately in the network I could not find any significant news about his life and his works. But in the descriptions of the temple it is said that it took four years to complete the cycle, from 1990 to 1994. The subjects of his work are the classical ones of Buddhist spirituality but reinterpreted in a modern key and with a use of colors that is completely different from the classical paintings that we find in local temples.

Another characteristic of the temple is that from here you can enjoy a particularly beautiful view of the valley where Chiang Mai is located, up to the Doi Suthep and I think it is worth making a second visit at sunset ... Meanwhile yesterday I was able to follow the monsoon storm in all its crossing path of the northern side of the city from Doi Suthep to Doi Saket. 


lunedì 27 maggio 2019

WAT PHRATHAT DOI SUTHEP

Il tempio simbolo della città di Chiang Mai è il Wat Phratat Doi Suthep che si trova sulla montagna omonima a circa dieci chilometri dal centro.
Le sue guglie dorate sono visibili da quasi tutta la città e  l'intera montagna che lo ospita, il Doi Suthep, è considerata sacra e soggetta a particolari vincoli edilizi per questa sua caratteristica. Almeno due volte all'anno si svolgono delle imponenti processioni che dai piedi della montagna salgono fino al tempio. Tra la seconda settimana di maggio e primi di giugno, in occasione della festa Vesak, migliaia di persone percorrono a piedi i dieci chilometri in salita partendo nel tardo pomeriggio e arrivando intorno alle 23:00, godendosi così la visita al tempio con la luna piena. Mentre in settembre si svolge una più spettacolare processione degli studenti dell'Università di Chiang Mai, un rito di passaggio dedicato alle matricole.
Ogni anno almeno diecimila persone prendono parte a questo evento, la partenza è intorno alle tre del mattino e l'arrivo coincide con l'alba ed è davvero molto suggestivo.

In entrambi i casi ai lati della strada si trovano stand dove vengono offerti ai partecipanti cibo e  bevande gratuitamente .

Ma se non siete particolarmente atletici o devoti non preoccupatevi, al tempio si può salire in qualsiasi periodo dell'anno anche con i mezzi pubblici e motorini. Potete andare con i Song-Thaew, ovvero i pulmini rossi onnipresenti a Chiang Mai. Quelli diretti al Doi Suthep partono principalmente da due postazioni, dal centro città nei pressi del Wat Phra Singh, oppure nei pressi dell'entrata principale della Chiang Mai University. Il prezzo può variare in base al tempo che siete disposti ad aspettare nel senso che il Song-Thaew parte quando è pieno, se avete fretta potete chiedere di partire prima facendovi carico ovviamente di pagare per i posti rimasti vuoti. Fate attenzione però perchè spesso gli autisti non parlano inglese e questo può far nascere delle incomprensioni. Un mezzo che grazie all'app corrispondente vi consente di superare il problema della barriera linguistica è GRAB. Facile da usare e ormai molto diffusa. Potete chiamare il vostro autista da qualsiasi punto della città e farvi accompagnare sul Doi Suthep per la visita al tempio. 

In realtà il tempio è solo la tappa finale del percorso, perchè lungo la strada ci sono diversi siti che meritano una sosta. Nel caso partiate dall'ingresso dell'università in Huay Keaw rd. il primo punto di interesse è a circa un chilometro di distanza: il monumento in onore di Kruba Sirivichai
, un santo monaco promotore della costruzione della strada che dalla città sale lungo la montagna. A sinistra del monumento una breve strada di accesso conduce alla cascata Huay Keaw.
La visita alla cascata è consigliabile nel periodo da maggio fino a febbraio ovvero quando la portata d'acqua è maggiore a causa delle frequenti piogge. In ogni caso una passeggiata nei boschi, lungo i sentieri ben segnalati è sempre piacevole e rilassante. Ma a questo mi riservo di dedicare un post specifico in futuro.
Quindi dopo questa prima sosta si può proseguire il tour per fermarsi al Wat Phalat un tempio costruito sopra il percorso del torrente con una bella vista panoramica sulla città. Il Wat Phalat è immerso nella natura tra cascate d'acqua e foresta. Qui si puo' ammirare il più antico pozzo di Chiang Mai. Attualmente ci sono ancora parti del tempio in costruzione ma in ogni caso è uno dei posti ideali per meditare e recuperare energie.

Una volta tornati sulla strada principale si puo' riprendere il percorso e raggiungere finalmente il Wat Phratat Doi Suthep. Una volta qui dovrete affrontare la scalinata di oltre trecento gradini per raggiungere l'ingresso del tempio.
Ma nel caso abbiate difficoltà a fare le scale potete utilizzare un comodo ascensore. Il tempio si caratterizza per un percorso che possiamo definire più esterno, con anche delle ampie terrazze panoramiche e uno interno al chiostro dove ammirare un bellissimo chedi dorato oltre alle diverse sale del tempio. Di solito è sempre presente almeno un monaco disponibile a benedirvi con acqua benedetta e legandovi al polso un piccolo filo di cotone bianco.
In questa occasione potete anche avere un colloquio con il monaco nel caso parli un po' di inglese. Vi verrà chiesta una piccola offerta per la benedizione.

Al Wat Phratat Doi Suthep è possibile anche trascorrere alcuni giorni nel Doi Suthep Vipassana Center  per un ritiro di tipo spirituale. 

Personalmente sono stata molte volte in visita al Wat Phratat Doi Suthep è sempre una bella gita e soprattutto durante il periodo estivo è molto gradevole in quanto l'altitudine è di 1000 metri e la temperatura è di qualche grado inferiore rispetto alla città. 



domenica 5 maggio 2019

CHIANG MAI - CENTRO CITTA'- Taphae Gate Wat Phra Singh CHIANG MAI - CITY CENTRE - Taphae Gate Wat Phra Singh




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Chiang Mai è una bella città dove negli ultimi anni si sono accentuati alcuni problemi in particolare l'inquinamento e il traffico. La città si estende tra le pendici del Doi Suthep e la riva sinistra del fiume Ping. Il nucleo urbano è completamente in pianura, il centro storico è un quadrato, delimitato da un fossato e dalle mura, i cui resti sono ancora ben visibili in tutta la loro estensione. La città ha conosciuto un boom turistico negli ultimi trenta anni, ovvero dopo aver debellato le coltivazioni di papavero da oppio che si estendevano nell'estremo nord della Thailandia. Un ulteriore volano per il turismo è stata l'estensione dell'aereoporto, divenuto di livello internazionale grazie all'operato di Thaksin Shinawatra, all'epoca primo ministro.

Chiang Mai merita una visita, molto spesso chi viene per la prima volta ritorna in seguito anche più volte. Il fascino della città è dato dalla sua quiete, ritmi lenti e atmosfera pacifica. Non esiste la piccola delinquenza tipo rapine, scippi o furti in appartamento. 

Nel caso sia la prima volta che vi recate a Chiang Mai vi indico alcuni dei siti turistici da vedere iniziando dal centro città. Consiglio di iniziare la visita dalla porta principale, detta Tapae Gate (in thai pratou Tapae).
Il lato esterno è un grande piazzale dove spesso hanno luogo manifestazioni di vario genere ed è il punto di incontro per manifestazioni politiche, quando sono consentite. Attraversata la porta ci si ritrova sulla via centrale, Rachadamnoen road, che attraversa praticamente tutta la larghezza del quadrato fino al Wat Phra Singh.
All'interno del compound del tempio, sulla sinistra si trova anche la cappella dove è conservato l'inthakin, il pilastro fondativo della città.
Ne scrivo senza averlo mai potuto vedere in quanto alle donne è vietato l'ingresso in tale luogo sacro.
Ogni anno a Chiang Mai si svolge un festival di sette giorni per rendere onore all'Inthakin che viene omaggiato con offerte votive e fiori, canti, balli.

Inoltre intere strade vengono chiuse e ai lati compaiono file ininterrotte di bancarelle con il tipico cibo thai.

Come dicevo la cappella dell'Inthakin sorge nel compound del Wat Phra Singh, uno dei templi più importanti della città. 
Al suo interno è conservata la statua Phra Buddha Sihing, sembra originario dell'isola di Ceylon. Tale statua è molto venerata e viene portata in processione in occasione di alcune importanti festività come il Songkran. 
La costruzione del Wat Phra Singh risale al 1345. Tra le varie costruzioni presenti ritengo importante segnalare la biblioteca dai caratteristici guardiani: due leoni che emergono dalla bocca di un Makara, creatura d'acqua.

(ENGLISH VERSION)

Chiang Mai is a beautiful city where in recent years some problems have become more acute, in particular pollution and traffic. The city extends between the slopes of Doi Suthep and the left bank of the Ping River. The urban core is completely flat, the old town is a square, bounded by a moat and walls, the remains of which are still clearly visible in all their extension. The city has experienced a tourist boom in the last thirty years, that is, after eradicating the opium poppy cultivation that extended into the far north of Thailand. A further driver of tourism has been the extension of the airport, which has become international in scope thanks to the work of Thaksin Shinawatra, prime minister at the time.

Chiang Mai is well worth a visit, very often those who come for the first time return several times afterwards. The city's charm lies in its quiet, slow pace and peaceful atmosphere. There is no petty crime such as robberies, muggings or flat burglaries. 

In case it is the first time you go to Chiang Mai I indicate some of the tourist sites to see starting from the city centre. I suggest you start your visit from the main gate, called Tapae Gate (in Thai pratou Tapae).

The outer side is a large square where events of various kinds often take place and is the meeting point for political demonstrations, when they are allowed. Through the gate one finds oneself on the central street, Rachadamnoen road, which crosses practically the entire width of the square up to Wat Phra Singh.

Inside the temple compound, on the left is the chapel where the inthakin, the founding pillar of the city, is kept.
I write about it without ever having been able to see it as women are forbidden to enter this sacred place.
Every year in Chiang Mai there is a seven-day festival to honour the Inthakin, which is honoured with votive offerings.
Inthakin is honoured with votive offerings and flowers, singing and dancing.
In addition, entire streets are closed off and uninterrupted rows of stalls with typical Thai food appear on the sides.
As I was saying, the Inthakin chapel is located in the compound of Wat Phra Singh, one of the most important temples in the city. 
Inside is the statue of Phra Buddha Sihing, apparently originally from the island of Ceylon. This statue is highly venerated and is carried in procession during important festivals such as Songkran. 

The construction of Wat Phra Singh dates back to 1345. Among the various buildings present, it is important to point out the library with its characteristic guardians: two lions emerging from the mouth of a Makara, a water creature.


Translated with www.DeepL.com/Translator (free version)

PA BONG PIANG - la foschia come attrazione PA BONG PIANG - mist as an attraction

 [SCROLL DOWN FOR ENGLISH] Dalla metà degli anni dieci ha iniziato a farsi conoscere come meta turistica una località annidata sul doi Intha...