martedì 19 novembre 2019

WAT THUNG KISUA, SALVADANAI E RICORDI - WAT THUNG KISUA, PIGGY BANKS AND MEMORIES



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Capita a volte di ricordarsi di luoghi visitati anni fa, ma non ricordando il nome ed essendoci arrivata seguendo amici che già conoscevano la strada si dispera dal poterli ritrovare. Ma si viene soccorsi dalla funzione "ricordi" di Facebook e poi dalle foto caricate su Google. Insomma non essendo una nativa digitale non potete immaginare  quale sia stato il mio stupore quando, dopo aver cliccato su una delle foto, mi è comparsa la mappa di Google...insomma dopo mesi che cercavo di capire come ritrovare questo bel tempio in pochi secondi mi ritrovo il percorso in mano direttamente dal mio smartphone! Tutto questo per farvi sapere come sono riuscita a tornare dopo tre anni esatti al wat thung kisua, un piccolo tempio sull'argine del mae kuang, corso d'acqua ad est di Chiang Mai.
Nel corso della prima visita abbiamo avuto modo di incontrare un simpatico monaco che ad alcuni fece l'oroscopo e poi fu molto generoso di consigli in merito a dove fare dei Sak Yant e, grazie alle sue indicazioni, nei giorni successivi visitammo Wat Mae Ta Khrai a Mae On. Il monaco dopo gli oroscopi ci diede anche ad ognuno un amuleto creato da lui da collocare sopra la porta di ingresso di casa in modo di tenere lontane le negatività e proteggere gli abitanti. Poi prima di lasciarci ci regalò ad ognuno un salvadanaio, di quelli classici a forma di maialino. Devo ammettere che uno dei motivi che mi spingevano a tornare in questo tempio era capire se fosse tempo di rompere il salvadanaio e nella mia mente mi sono immaginata che nel caso avrei sicuramente incontrato il monaco e mi avrebbe regalato un altro salvadanaio e questo sarebbe stato il segno che fosse giunto il momento di rompere il precedente. Sono arrivata nel primo pomeriggio, la giornata era splendida e come sempre mi sono goduta anche il tragitto che una volta lasciata la superstrada e il centro abitato diventa una piccola strada di campagna tra il verde dei campi di riso e della vegetazione spontanea che costeggia il fiume. Il tempio è molto piccolo, stretto nello spazio tra la strada e il fiume, ma a lato è presente un cantiere quindi si sta espandendo.
Ho visitato di nuovo il tempio e scattato alcune foto, poi mi sono fermata un po' sull'ampio terrazzo affacciato sul fiume, la vista dell'acqua ha sempre una funzione rilassante. Il tempio ha una sala delle ordinazioni completamente in legno e un chedi non troppo grande, nel cui perimetro le donne non possono entrare.

E' stata una gita piacevole davvero. Il monaco non c'era, quindi ancora per un po' il maialino è salvo

[ENGLISH VERSION]

It happens sometimes to remember places visited years ago, but not remembering the name and being there following friends who already knew the road despairs of being able to find them. But you are helped by the "memories" function of Facebook and then by the photos uploaded on Google. In short, not being a digital native you can't imagine what my amazement was when, after clicking on one of the photos, I was shown the Google map ... in short, after months trying to figure out how to find this beautiful temple in a few seconds, I find the path in my hand directly from my smartphone! All this to let you know how I managed to return after three years exactly to wat thung kisua, a small temple on the embankment of mae kuang, a stream in the east of Chiang Mai. During the first visit we had the opportunity to meet a nice monk who made some horoscopes and then was very generous with advice on where to do Sak Yant and, thanks to his directions, in the following days we visited Wat Mae Ta Khrai in Mae On.
The monk after the horoscopes also gave each one an amulet created by him to be placed above the front door of the house in order to keep away the negativity and protect the inhabitants. Then, before leaving us, he gave each one of us a piggy bank, the classic ones in the shape of a piglet. I have to admit that one of the reasons that pushed me to return to this temple was to understand if it was time to break the piggy bank and in my mind I imagined that in case I would surely meet the monk and would give me another piggy bank and this would be the sign that it was time to break the previous one. I arrived in the early afternoon, the day was wonderful and as always I also enjoyed the route that once left the highway and the town becomes a small country road between the green fields of rice and spontaneous vegetation that runs along the river.
The temple is very small, narrow in the space between the road and the river, but to the side there is a construction site so it is expanding. I visited the temple again and took some photos, then I stopped a little 'on the large terrace overlooking the river, the view of the water always has a relaxing function. The temple has an ordination hall completely in wood and a chedi not too big, in whose perimeter women can not enter. It was a really pleasant trip. The monk was not there, so for a while 'the piglet is safe

domenica 10 novembre 2019

Exodus Déjà-Vu Photography Exhibition


L'immagine può contenere: 2 persone

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Ieri ero in centro e avendo un po' di tempo ho deciso di andare alla House of Photography che spesso ospita mostre originali ed interessanti. Quella in corso e aperta fino al 30 Novembre si intitola "Exodus Déjà-Vu Photography Exhibition", con opere dei fotografi Roland NEVEU, Greg CONSTANTINE, Suthep KRITSANAVARIN, Issa TOUMA, Sergey PONOMAREV, Rahman ROSLAN, Coskun ARAL, Jean CHUNG, Yalda MOAEIRY, Guillermo ARIAS, Fabiola FERRERO, Atilgan OZDIL.Nessuna descrizione della foto disponibile.  E devo dire che è una mostra orribile, nel senso etimologico del termine, suscita orrore, non lasciando indifferente il visitatore. Il tema sono gli esodi, le migrazioni di massa a causa delle guerre, dell'odio o di calamità. Il titolo è una magnifica sintesi del contenuto Exodus Déjà-Vu, esodo già visto. Osservando le fotografie inevitabilmente si è spinti a riflettere su a quanti esodi abbiamo assistito, dall'Asia, all'Europa, alle Americhe e all'Africa... Popolazioni con nomi diversi rohingya, cambogiani, siriani, curdi, che hanno vissuto tutti la tragica necessità di lasciare la propria casa, il proprio paese, il proprio futuro a causa di conflitti. Fotografare un esodo significa ritrarre persone, donne, uomini, bambini e l'orrore nei loro sguardi... Guardando quelle immagini si viene colpiti dalla sofferenza, ritratta in quel preciso istante, ma di cui si vorrebbe conoscere non tanto il percorso che ha condotto fino a lì le persone ritratte ma soprattutto quale sia stata la loro storia successiva... A colpire nel profondo sono poi i volti dei bambini, con occhi spaventati e espressioni indurite da esperienze troppo dolorose per i loro pochi anni, tutti loro hanno espressioni da adulti. a tutti loro è stata rubata l'infanzia.
 L'immagine può contenere: 3 persone, persone che sorridono, testo e spazio all'aperto(ENGLISH VERSION)
I was downtown yesterday and having some time I decided to go to the House of Photography which often hosts original and interesting exhibitions. The one in progress and open until November 30th is called "Exodus Déjà-Vu Photography Exhibition", with works by photographers Roland NEVEU, Greg CONSTANTINE, Suthep KRITSANAVARIN, Issa TOUMA, Sergey PONOMAREV, Rahman ROSLAN, Coskun ARAL, Jean CHUNG, Yalda MOAEIRY, Guillermo ARIAS, Fabiola FERRERO, Atilgan OZDIL.  
Nessuna descrizione della foto disponibile.And I must say that it is a horrible exhibition, in the etymological sense of the term, it provokes horror, not leaving the visitor indifferent. The theme is exodus, mass migration due to war, hatred or calamity. The title is a magnificent synthesis of the content Exodus Déjà-Vu, exodus already seen. Looking at the photographies, one is inevitably driven to reflect on how many exodus we have seen, from Asia to Europe, the Americas and Africa... People with different names: Rohingya, Cambodians, Syrians, Kurds, all of whom have experienced the tragic need to leave their homes, their countries, their futures because of conflicts. Photographing an exodus means portraying people, women, men, children and the horror in their eyes... Looking at those images you are struck by the suffering, portrayed at that precise moment, but of which you would like to know not so much the path that led up to there the people portrayed but especially what was their next story ... The faces of the children are also deeply struck, with frightened eyes and expressions hardened by experiences too painful for their few years, all of them have adult expressions. 

venerdì 1 novembre 2019

PA CHOR - CAMMINARE 5 MILIONI DI ANNI WALKING 5 MILIONS OF YEARS


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Vivendo a Chiang Mai capita di vedere indicazioni o immagini di Pa Chor, che si trova ad una cinquantina di chilometri di distanza, all'interno del parco nazionale di Mae Wang, facilmente raggiungibile in motorino. Gli ultimi chilometri sono molto piacevoli tra lievi e verdi colline fino a raggiungere l'ingresso del parco. Il biglietto di ingresso per gli stranieri adulti è di 100 bhat. Dall'entrata si prosegue ancora per qualche chilometro fino a raggiungere il parcheggio superiore da cui si accede ad una terrazza affacciata sulla vallata.

Qui c'è anche un punto ristoro, dove rinfrescarvi al termine della visita.
A sinistra della terrazza c'è l'accesso alla scalinata per raggiungere il sentiero e altre scalinate fino ad arrivare di fronte a questa incredibile formazione rocciosa, un muro scanalato, fino a formare una sorta di strette colonne, con vari livelli fino ad un'altezza di 30 metri.
Il sito ha una storia di 5 milioni di anni e si è formato a causa dei meccanismi di erosione provocati dallo scorrere del fiume Ping e del vento. Nel tempo il Ping ha cambiato completamente il suo corso che ora si trova ad una distanza di circa dieci chilometri. La vista è davvero spettacolare e per quanto mi riguarda unica.
Sul bordo superiore spiccano alcuni enormi alveari, simili a quelli già visti su alcune statue del Buddha. Posso solo immaginare quanto possa essere buono quel miele davvero selvatico. Poi si prosegue ancora camminando in uno stretto sentiero, il greto del fiume ormai asciutto ma che durante la stagione delle piogge sicuramente torna ad ospitare un flusso d'acqua.




Poi il percorso riporta alla scalinata di accesso. Lungo il sentiero sono posizionate delle panchine e degli ombrelloni per riprendere fiato, la distanza tra il punto di accesso e la parete non è molta, circa 900 metri, ma affrontare scalinate nel caldo umido puo' essere abbastanza faticoso.

Pero' soltanto alla fine mi sono accorta del cartello con cui si avvisa chi soffre di ipertensione a valutare bene se sia il caso di affrontare la visita.


[ENGLISH VERSION]

Living in Chiang Mai you can see signs or images of Pa Chor, which is located about fifty kilometres away, within the national park of Mae Wang, easily accessible by scooter. The last kilometres are very pleasant between gentle and green hills until you reach the entrance to the park. The entrance ticket for foreign adults is 100 bhat. From the entrance you continue for a few more kilometres until you reach the upper parking lot from which you access a terrace overlooking the valley. Here there is also a rest area, where you can refresh yourself at the end of the visit.
To the left of the terrace there is the access to the staircase to reach the path and other staircases until you get in front of this incredible rock formation, a grooved wall, to form a sort of narrow columns, with various levels up to a height of 30 meters. The site has a history of 5 million years and was formed due to the mechanisms of erosion caused by the flow of the river Ping and the wind. Over time, the Ping has completely changed its course, which is now at a distance of about ten kilometres. The view is really spectacular and as far as I'm concerned unique.
On the upper edge stand out some huge hives, similar to those already seen on some statues of the Buddha. I can only imagine how good that really wild honey can be. Then we continue walking along a narrow path, the river bed now dry but that during the rainy season certainly returns to host a flow of water.
Then the path leads back to the access staircase. Along the path there are benches and umbrellas to catch your breath, the distance between the access point and the wall is not much, about 900 meters, but facing stairs in the humid heat can be quite tiring.
But only at the end did I notice the sign with which you warn those suffering from hypertension to assess well if it is appropriate to face the visit.

INCONTRARE UNA MEDIUM A CHIANG MAI - MEET A MEDIUM IN CHIANG MAI

[ ASCOLTA L'AUDIO SU SPOTIFY ] [SCROLL DOWN FOR ENGLISH] Chiang Mai è una città davvero affascinante, il tessuto urbano è costellato da ...