giovedì 25 luglio 2019

ALLA SCOPERTA DI WAT BAN DEN - DISCOVERING WAT BAN DEN



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Qualche giorno fa sono andata a visitare un tempio che sorge a circa 50 chilometri a nord di Chiang Mai.
In motorino è un bel pezzo di strada ma, ringraziando le divinità della pioggia, sono arrivata senza problemi in una giornata assolata e davvero calda. Il tempio ha il nome di Wat Ban Den e, come tutti i templi thai, è costituito da una serie di edifici, alcuni dedicati al culto altri alla conservazione delle reliquie, poi ci sono gli alloggi dei monaci ed è anche ben visibile un cantiere ancora aperto. Facendo delle ricerche ho appurato che il tempio originario è molto antico ma ormai non esiste più. Nel 1988 grazie allo spirito di inziativa di  Kru Ba Tuang, allora abate del tempio, viene data vita ad una raccolta fondi per la realizzazione di un progetto straordinario la creazione di 12 chedi o pagode dedicati ai 12 animali dello zodiaco.
Questo perchè secondo la tradizione ognuno è tenuto nella sua vita a fare un pellegrinaggio nel tempio ufficiale dedicato all'animale corrispondente al proprio segno zodiacale. La motivazione di fondo dell'abate era quella di favorire i fedeli che spesso devono affrontare lunghi viaggi per mantenre fede alla tradizione del pellegrinaggio. 




Il tempio è collocato su una bassa collina e gli edifici sono collocati su più livelli. Alcuni sono completamente in legno, i tetti sono quasi tutti blu.

Molto interessanti per originalità sono i Naga e altri animali collocati a guardia dei vari edifici, caratterizzati da colori molto vivaci.




In uno dei templi è presente una lunga serie di Buddha in piedi, ognuna in una diversa posizione e vorrei davvero approfondirne in futuro i significati.





Anche qui, come in molti altri templi, sono presenti statue raffiguranti dei monaci. La caratteristica è il loro estremo realismo in quanto realizzate in silicone e collocate in posizioni assolutamente naturali, non è raro quindi, nella penombra di un tempio, scambiarli per esseri viventi...





ENGLISH VERSION

A few days ago I went to visit a temple that stands about 50 kilometers north of Chiang Mai.
By scooter it is a long way but, thanking the gods of the rain, I arrived without problems on a sunny and very hot day. The temple has the name of Wat Ban Den and, like all Thai temples, consists of a series of buildings, some dedicated to worship and others to the preservation of the relics, then there are the homes of the monks and is also clearly visible a construction site still open. By doing some research I have found that the original temple is very old but no longer exists. In 1988, thanks to the spirit of initiative of Kru Ba Tuang, then abbot of the temple, is given life to a fund-raising for the creation of an extraordinary project of 12 chedi or pagodas dedicated to the 12 animals of the zodiac.
This is because according to tradition everyone is required in his life to make a pilgrimage to the official temple dedicated to the animal corresponding to his zodiac sign. The basic motivation of the abbot was to encourage the faithful who often have to make long journeys to keep faith with the tradition of the pilgrimage.
The temple is located on a low hill and the buildings are located on several levels. Some are completely made of wood, the roofs are almost all blue.
Very interesting for originality are the Naga and other animals placed to guard the various buildings, which are characterised by very bright colours.
In one of the temples there is a long series of standing Buddhas, each in a different position and I would really like to deepen their meanings in the future.
Here, as in many other temples, there are statues of monks. The characteristic is their extreme realism as made of silicone and placed in absolutely natural positions, it is not uncommon then, in the twilight of a temple, to mistake them for living beings ...


sabato 20 luglio 2019

CINEMA THAILANDESE: I MIEI FILM - THAI CINEMA: MY MOVIES


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Questo post ha lo scopo di condividere con voi i film thailandesi che nel corso di questi anni ho visto e apprezzato. Ovviamente la mia è una conoscenza parziale e se qualcuno volesse contribuire suggerendo altri titoli e autori mi farà molto piacere. Tornero' ancora sull'argomento anche perchè per il momento ho evitato il genere horror che è quello più prolifico del cinema thai.

Il primo regista che mi viene in mente è il più famoso al momento e il cui lavoro è apprezzato anche all'estero, Apichatapong Weerasathakul, nel 2010 vinse la Palma d'Oro a Cannes con "Uncle Boonmee Who Can Recall His Past Lives - ลุงบุญมีระลึกชาติ", in italiano "Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti". Ritmi molto lenti e riferimenti costanti alla cultura e tradizioni locali, non è un film facile da vedere (due amiche che convinsi a vederlo, dopo tre anni, ancora mi tormentano). A me è piaciuto perchè nel vederlo ho capito come sia possibile per i thai una interazione costante nel quotidiano con la presenza dei "fantasmi" o comunque con creature "altre"...e la magnificenza del rapporto ancestrale con la natura. Sia chiaro non è un film horror, anzi oserei dire che è quasi neo-realista considerando la realtà locale. Quando ricevette la Palma d'Oro il regista nei suoi ringraziamenti incluse anche "i miei fantasmi", il pubblico rise, ma io sono convinta che intendesse davvero ringraziare i fantasmi a lui vicini...
Per completezza di informazioni devo dire che Apichatapong è un artista che sperimenta varie forme di arte visuale, installazioni, cortometraggi, ecc... I suoi film hanno spesso avuto problemi con la censura, tanto che lui stesso ha deciso di non far uscire in Thailandia il suo ultimo lavoro "Cemetery of splendour", che a me intriga già dal titolo. Non avendolo ancora visto vi posto il link ad una bellissima recensione: http://specchioscuro.it/cemetery-of-splendour/ 







Ora in ordine sparso partendo da un film che ho visto molti anni fa, considerato ormai un classico: "Mekhong Full Moon Party", del 2002, (si trova anche su youtube nella versione thai senza i sottotitoli). Il film prende spunto dal fenomeno delle palle di fuoco che ogni anno in occasione della luna piena di Ottobre si alzano dal fiume Mekong, nei pressi della cittadina di Nong Khai. Un fenomeno che ogni anno attira migliaia di persone e finora rimasto senza spiegazioni, secondo la leggenda tale fenomeno è provocato dal serpente Naga che vive nel fiume. Il film parte dal presupposto che in realtà si tratti di un trucco realizzato dai monaci del tempio locale, ma...vabbe' non spoilero il finale. Cito solo una frase del dialogo tra il giovane protagonista e il suo "padre spirituale", l'abate del tempio, di fronte alle proteste del ragazzo circa l'inopportunità di perpetrare ancora questo fenomeno, il monaco risponde: "Ricordati la fede è più importante della verità" e lo consiglia a "fare quello in cui credi, e a credere in quello che fai". Aggiungo solo che vorrei proprio andare a Nong Khai il prossimo plenilunio di Ottobre...



Un film che reputo davvero imperdibile è "Beautiful Boxer" di Ekachai Uekrongtham, del 2003. Racconta la storia del campione di boxe thailandese Parinya Charoenphol detta Nong Toom, che nel momento di massimo successo e fama decise di intraprendere il percorso terapeutico per la riassegnazione del sesso. Una storia che suscitò un grande dibattito pubblico, un po' come se da noi una scelta del genere la facesse un calciatore come Francesco Totti. Il film che si snoda come una lunga intervista, ripercorre l'infanzia e l'adolescenza del campione, fino alla consapevolezza della necessità di operarsi.

"Jack: But I still don't understand how your parents can be so... accepting... of the fact that you wanna be a girl.

Nong Toom: They know it's my karma. I did bad thing in past life, so I had to suffer in this life.
Jack: Where did you learn that from?
Nong Toom: In the temple, when I was monk".
In queste poche battute c'è la sintesi del pensiero thailandese circa la transessualità e l'omosessualità, in parte viene a mancare lo stigma presente nelle culture occidentali, ma di certo l'identità trans o omosessuale attuale è la punizione per cattivi comportamenti in una vita precedente.

[ENGLISH VERSION]

This post aims to share with you the Thai films that over the years I have seen and appreciated. Obviously my knowledge is partial and if someone would like to contribute by suggesting other titles and authors I will be very pleased. I'll come back to the subject again also because for the moment I've avoided the horror genre which is the most prolific of Thai cinema.
The first director who comes to mind is the most famous at the moment and whose work is also appreciated abroad, Apichatapong Weerasathakul, in 2010 won the Palme d'Or in Cannes with "Uncle Boonmee Who Can Recall His Past Lives - ลุงบุญมีระลึกชาติ", in Italian "Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti". Very slow rhythms and constant references to local culture and traditions, it's not an easy film to watch (two friends who I convinced to see it, after three years, are still tormenting me). I liked it because when I saw it I understood how it is possible for the Thai a constant interaction in everyday life with the presence of "ghosts" or with "other" creatures ... and the magnificence of the ancestral relationship with nature. Let's be clear: it's not a horror film, on the contrary, I dare say that it's almost neo-realist considering the local reality. When he received the Palme d'Or, the director in his thanks also included "my ghosts", the audience laughed, but I am convinced that he really wanted to thank the ghosts near him ...
For a complete information I must say that Apichatapong is an artist who experiments with various forms of visual art, installations, short films, etc. ... His films have often had problems with censorship, so much so that he himself decided not to release in Thailand his latest work "Cemetery of splendour", which intrigues me already from the title. Not having seen it yet, I put a link to a beautiful review: http://specchioscuro.it/cemetery-of-splendour/
Now in scattered order starting from a film I saw many years ago, now considered a classic: "Mekhong Full Moon Party", 2002, (also found on youtube in the Thai version without subtitles). The film takes its cue from the phenomenon of fireballs that every year during the full moon in October rise from the river Mekong, near the town of Nong Khai. A phenomenon that every year attracts thousands of people and so far remained unexplained, according to legend this phenomenon is caused by the snake Naga who lives in the river. The film starts from the assumption that it is actually a trick made by the monks of the local temple, but...well, it doesn't spoil the ending. I quote only one sentence from the dialogue between the young protagonist and his "spiritual father", the abbot of the temple, in the face of the boy's protests about the inappropriateness of perpetrating this phenomenon again, the monk replies: "Remember faith is more important than truth" and advises him to "do what you believe in, and believe in what you do". I would just like to add that I would like to go to Nong Khai on the next full moon in October...
A film that I think is really not to be missed is "Beautiful Boxer" by Ekachai Uekrongtham, from 2003. It tells the story of Thai boxing champion Parinya Charoenphol, known as Nong Toom, who at the height of his success and fame decided to embark on a therapeutic path to sex reassignment. A story that aroused a great public debate, a bit like a choice like that made by a footballer like Francesco Totti. The film unfolds like a long interview, retracing the childhood and adolescence of the champion, up to the awareness of the need to operate.

"Jack: But I still don't understand how your parents can be so... accepting... of the fact that you wanna be a girl.
Nong Toom: They know it's my karma. I did bad thing in past life, so I had to suffer in this life.
Jack: Where did you learn that from?
Nong Toom: In the temple, when I was monk".

In these few lines there is the synthesis of Thai thought about transsexuality and homosexuality, in part there is a lack of stigma that is present in Western cultures, but certainly the current transsexual or homosexual identity is the punishment for bad behavior in a previous life.





venerdì 12 luglio 2019

WAT PHRATAT DOI SAKET


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Mentre andavo a Chiang Rai il mese scorso mi sono resa conto che in quasi sei anni non ero mai stata a visitare il Wat Phratat Doi Saket, poco fuori Chiang Mai.

Ho deciso così di colmare questa lacuna. 

Il tempio sorge in cima ad una collina ad est della città. Caratterizzato da un Buddha gigante in posizione seduta e visibile anche dalla strada sottostante e da un alto chedi dorato.





Ha una origine antica, sembra sia stato fondato nel 1112 e ha un suo mito fondativo. In base alla leggenda Buddha, mentre si trovava per un breve soggiorno sul Doi Saket, ricevette la visita di un Naga e gli offrì i suoi capelli a scopo di culto prima di andarsene. Per conservare come reliquia i capelli venne così costruito il chedi ricoperto d'oro.

Nonostante la fondazione sia così antica non mancano, come in tutti i templi thai, apporti e costruzioni di recente fattura. Ma una caratteristica unica del Wat Phratat Doi Saket è che i dipinti interni del tempio sono di epoca moderna, opera dell'artista Chaiwat Wannanon, purtroppo in rete non sono riuscita a trovare nessuna notizia significativa circa la sua vita e le sue opere. Ma nelle descrizioni del tempio si dice  che impiegò quattro anni a completare il ciclo, dal 1990 al 1994. I soggetti della sua opera sono quelli classici della spiritualità buddista ma reinterpretati in chiave moderna e con un uso dei colori che si distacca del tutto dalle pitture classiche che troviamo nei templi locali.

Un'altra caratteristica del tempio è che da qui si può godere una vista particolarmente bella della vallata dove è collocata Chiang Mai, fino al Doi Suthep e credo valga la pena fare una seconda visita al tramonto... Intanto ieri ho potuto seguire il temporale monsonico in tutto il suo percorso di attraversamento del lato nord della città dal Doi Suthep al Doi Saket. 







[ENGLISH VERSION]

On my way to Chiang Rai last month I realized that in almost six years I had never been to visit Wat Phratat Doi Saket, just outside Chiang Mai.

So I decided to fill this gap. 

The temple rises on top of a hill at the east of the city. Characterized by a giant Buddha in a sitting position and also visible from the road below and by a high golden chedi.

It has an ancient origin, it seems it was founded in 1112 and has its own founding myth. According to the legend, while Buddha was for a short stay on the Doi Saket, he was visited by a Naga and offered his hair for worship before leaving. To keep the hair as a relic, the chedi, covered in gold, was built.

Although the foundation is so ancient, as in all Thai temples, there is no lack of recent contributions and constructions. But a unique feature of Wat Phratat Doi Saket is that the interior paintings of the temple are from the modern era, the work of the artist Chaiwat Wannanon, unfortunately in the network I could not find any significant news about his life and his works. But in the descriptions of the temple it is said that it took four years to complete the cycle, from 1990 to 1994. The subjects of his work are the classical ones of Buddhist spirituality but reinterpreted in a modern key and with a use of colors that is completely different from the classical paintings that we find in local temples.

Another characteristic of the temple is that from here you can enjoy a particularly beautiful view of the valley where Chiang Mai is located, up to the Doi Suthep and I think it is worth making a second visit at sunset ... Meanwhile yesterday I was able to follow the monsoon storm in all its crossing path of the northern side of the city from Doi Suthep to Doi Saket. 


mercoledì 3 luglio 2019

ELEPHANT PARADE - L'ARTE IN SOCCORSO DEGLI ELEFANTI


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Girando per Chiang Mai è facile imbattersi in alcune sculture che reinterpretano gli elefanti in modi molto fantasiosi. Si tratta di pezzi d'arte prodotti in relazione alla Elephant Parade, un'impresa sociale nata per finanziare nel lungo periodo iniziative di cura e protezione degli elefanti. Tutto ha inizio quando  Marc e Mike Spits, padre e figlio, nel 2006 mentre sono in vacanza si imbattono nella storia di Mosha, l'elefantessa che ha perso parte di una zampa a causa di una mina lungo il confine con il Myanmar. I due decidono di creare un'iniziativa che sia redditizia nel lungo periodo per garantire a Mosha tutto il sostegno di cui necessita. Quando rimane ferita Mosha ha sette mesi, con un intervento eccezionale le viene applicata una protesi che deve essere sostituita ogni anno fino al termine della sua crescita, intorno ai venti anni. 
La Elephant Parade avrà un successo tale che, oltre a garantire le cure a Mosha, ogni anno finanzia diversi progetti dedicati al recupero e alla cura degli elefanti. 
L'idea di fondo è l'organizzazione di
 mostre d'arte in cui sono esposti gli elefanti appositamente creati da artisti o anche celebrità di varia provenienza, ogni statua della Elephant Parade è un'opera d'arte unica. Al termine di ogni mostra, un certo numero di statue vengono messe all'asta a beneficio dei programmi di welfare e protezione degli elefanti. Il 20% dell'utile netto della Elephant Parade viene donato a progetti di benessere e conservazione degli elefanti in tutto il mondo. L'impegno dell'impresa è di donare un minimo di 50.000 euro all'anno. Oltre all'attività espositiva esiste anche una produzione a tiratura limitata di repliche delle opere anche in dimensioni ridotte che sono acquistabili presso diversi punti vendita e anche online sul loro sito. 



Oltre a questo potete anche voi produrre la vostra opera d'arte. Sono in vendita infatti anche dei kit, le Art Box, con l'elefante in bianco che potete colorare come preferite nel caso abbiate doti artistiche. Questo vi permetterà anche di partecipare ad un contest e vincere la produzione della vostra opera con dimensioni di un metro e mezzo di altezza per una successiva mostra e riceverete inoltre la replica nelle dimensioni di 30 centimetri. 













Personalmente amo molto questa iniziativa e negli anni ho acquistato alcuni esemplari da regalare ma anche uno tutto per me, l'idea poi è anche quella di ampliare la collezione.

[ENGLISH VERSION]

Walking around Chiang Mai it is easy to come across some sculptures that reinterpret elephants in very imaginative ways. These are pieces of art produced in connection with the Elephant Parade, a social enterprise set up to finance long-term elephant care and protection initiatives. It all began when Marc and Mike Spits, father and son while on holiday in 2006 , came across the story of Mosha, the elephant who lost part of her leg because of a mine along the border with Myanmar. The two decide to create an initiative that is profitable in the long run to provide Mosha with all the support she needs. When she is injured, Mosha is seven months old, and with exceptional intervention she is given a prosthesis that has to be replaced every year until the end of her growth, around twenty years old.

The Elephant Parade will be so successful that, in addition to providing care for Mosha, it finances several elephant recovery and care projects each year.
The basic idea is the organization of
Art exhibitions displaying elephants specially created by artists or even celebrities of various backgrounds, each statue of the Elephant Parade is a unique work of art. At the end of each exhibition, a number of statues are auctioned off for the benefit of welfare and elephant protection programmes. 20% of the Elephant Parade's net income is donated to elephant welfare and conservation projects around the world. The company's commitment is to donate a minimum of 50,000 euros per year. In addition to the exhibition activity, there is also a limited series of replicas of the works, even in small sizes, which can be purchased at various points of sale and also online on their website.

In addition to this you can also produce your own work of art. They are also on sale kits, the Art Box, with the elephant in white that you can color as you like if you have artistic skills. This will also allow you to participate in a contest and win the production of your work with dimensions of one and a half meters high for a subsequent exhibition and you will also receive the replica in dimensions of 30 cm.

Personally I love this initiative and over the years I bought some copies to gift but also one for me, the idea is also to expand the collection.










martedì 2 luglio 2019

MUAY THAI - THAI BOXE



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Non amo particolarmente la Muay Thai o boxe tradizionale thailandese. Ma vivendo in questo paese non ci si può esimere dall'assistere a qualche incontro, se non altro per giusta curiosità intellettuale. Poi succede che una tua cara amica sia anche una boxeur davvero brava e allora capita che andrai a vedere anche più di un incontro.

La Muay Thai è uno sport molto diffuso anche al di fuori dei confini della sua terra di origine e sono tante le palestre che offrono stage o pacchetti di allenamento anche a farang che arrivano da tutto il mondo.



Io sono sempre andata a vedere incontri che Miriam, la mia amica, ha combattuto al Thapae Boxing Stadium la cui fatiscenza strutturale appare assolutamente in linea con lo stereotipo con cui di solito vengono rappresentati i luoghi dove si pratica la boxe.





Di solito nelle serate si svolgono più incontri,  il primo è quasi sempre quello tra due bambini in età preadolescenziale e questo è uno degli aspetti per me odiosi.
A quella età da noi credo non possano neanche avvicinarsi al campanello della palestra, qui combattono senza alcuna protezione, in un ambiente malsano con avventori che piazzano scommesse. E questi piccoli sono lì a fare a pezzi il proprio desiderio di riscatto e la loro voglia di portare a casa qualche soldo in più.
Poi gli incontri diventano più interessanti e sul ring si alternano sia match femminili sia maschili. 
Ieri quello di Miriam era l'ultimo della serata, per me è stato molto interessante perché ho potuto assistere anche alle fasi di riscaldamento e altre ritualità che precedono l'incontro vero e proprio.


Poi per la prima volta mi sono cimentata a scattare delle foto di un incontro di boxe con una reflex e non è stato affatto semplice. Al di là della imprevedibilità dei movimenti sul ring, ci sono delle difficoltà di inquadratura a causa delle corde che finiscono sempre con il tagliare l'immagine, per non dire poi dell'arbitro che fa il suo mestiere che è esattamente quello di stare in mezzo e coprire la visuale. Nonostante questo però delle circa trecento foto scattate la metà sono abbastanza guardabili, troverete il link in fondo al post.


Per il resto è indubbio che la pratica di questo sport scolpisca in modo armonico il fisico, sviluppi doti intellettive particolari richiedendo estrema rapidità di scelta e di esecuzione. Il gesto sportivo, l'azione atletica conservano il fascino del combattimento leale ad armi pari, non conosco tutti i codici interpretativi ma questo non mi impedisce di apprezzarne la bellezza. Stavo dimenticando di scrivere che Miriam ha vinto, la sua avversaria ha gettato la spugna alla quarta ripresa, dopo aver accusato una serie di calci al petto assestati magistralmente da Miriam. 




Prima di chiudere questo post però voglio citare un bellissimo film thailandese del 2003 diretto da Ekachai Uekrongtham: The Beautiful Boxer, ispirato alla vita di Parinya Charoenphol, uno dei campioni più famosi e amati di Muay Thai, che nel momento di massima notorietà decise di sottoporsi all'intervento per la riattribuzione del sesso. Un film intenso e una storia bellissima.

Album foto: Muay Thai - Miriam

[ENGLISH VERSION]

I don't particularly like Muay Thai or traditional Thai boxing. But if you live in this country you can not avoid attending some meetings, if for no other reason than intellectual curiosity. Then it happens that a dear friend of yours is also a really good boxer and then it happens that you will go to see even more than one meeting.

Muay Thai is a very popular sport even outside the borders of its land of origin and there are many gyms that offer internships or training packages even to farang that come from all over the world.

I've always gone to see encounters that Miriam, my friend, fought at the Thapae Boxing Stadium, whose structural crumbling appears to be absolutely in line with the stereotype with which the places where boxing is practiced are usually represented.

Usually in the evenings there are more meetings, the first is almost always the one between two children in pre-adolescence and this is one of the aspects I hate.
At that age, in Italy I think they can't even get close to the doorbell of the gym, here they fight without any protection, in an unhealthy environment with patrons who place bets. And these little ones are there to tear apart their desire for redemption and their desire to take home some extra money.
Then the encounters become more interesting and both male and female matches alternate in the ring. 
Yesterday Miriam's match was the last of the evening, for me it was very interesting because I was also able to attend the warm-up phases and other rituals that precede the actual match.
Then for the first time I tried to take pictures of a boxing match with a reflex camera and it was not easy at all. Beyond the unpredictability of the movements in the ring, there are difficulties in framing because of the ropes that always end up cutting the image, not to mention the referee who does his job which is exactly to stay in the middle and cover the view. Despite this, however, of the about three hundred photos taken half are quite watchable, you will find the link at the bottom of the post.
For the rest, there is no doubt that the practice of this sport harmoniously sculpts the body, develops particular intellectual skills requiring extreme speed of choice and execution. The sporting gesture, the athletic action retain the charm of fair fighting on equal terms, I do not know all the codes of interpretation but this does not prevent me from appreciating the beauty. I was forgetting to write that Miriam won, his opponent threw in the towel in the fourth round, after accusing a series of kicks to the chest seated masterfully by Miriam. 
Before closing this post, however, I want to mention a beautiful Thai film of 2003 directed by Ekachai Uekrongtham: The Beautiful Boxer, inspired by the life of Parinya Charoenphol, one of the most famous and beloved champions of Muay Thai, who at the time of maximum notoriety decided to undergo surgery for the re-attribution of sex. An intense film and a beautiful story.


INCONTRARE UNA MEDIUM A CHIANG MAI - MEET A MEDIUM IN CHIANG MAI

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